La priorità per la prossima legislatura è stimolare la crescita economica agganciando la ripresa, che si sta consolidando a livello locale, favorendo nel corso del prossimo quinquennio il rilancio dell’occupazione.
L’obiettivo quindi è assecondare la ripresa attraverso un massiccio intervento che coordini investimenti pubblici, i fondi Europei, gli investimenti regionali e locali, le forme di intervento in partecipazione tra pubblico e privato e i fondi privati, al fine di indirizzare in maniera condivisa e coordinata gli investimenti in tutti i settori strategici della nostra regione.
Il lavoro viene posizionato nelle varie liste elettorali sempre ai primi posti, ma gli strumenti e le strategie per creare opportunità lavorative concrete spesso sono declinati malamente o per nulla. Il PD sa di cosa sta parlando: i nostri amministratori, oggi e nel passato sia a livello comunale che regionale, hanno operato per il lavoro con riconosciuta serietà e visione. Senza prospettiva, senza costruire “le basi” il lavoro rimane solo un mantra da ripetere con insistenza, mentre il mondo ci sta passando avanti.
Non è “creando” lavoro pubblico che si trova la soluzione al bisogno di occupazione, ma è costruendo organizzazioni e strumenti veri e concreti che favoriscano la creazione di posti di lavoro.
Proseguendo nella strada già intrapresa dal nostro partito, si devono rafforzare e riorganizzare i Centri per l’Impiego, in forma integrata con le strutture private operanti sul territorio, in modo tale che diventino luoghi di incontro reale della domanda e dell’offerta di lavoro; le imprese devono trovare casa presso i CPI, si devono creare occasione frequenti (come le “journées” e le “semaines des métiers”) , affinché studenti, lavoratori e imprenditori possano dialogare, manifestando ciascuno i propri bisogni e le proprie desiderata. Gli esperti di lavoro, operanti presso la pubblica amministrazione, dovranno uscire dai propri uffici ed essere presenti nei luoghi dove le imprese sono di casa (le associazioni, la Chambre des entreprises) perché possano interagire, fare da ponte e aiutare, con le proprie conoscenze e competenze, i datori di lavoro oltre che coloro che cercano il lavoro, ad incontrarsi.
Diventa perciò fondamentale la valorizzazione e la riforma dei meccanismi di incontro domanda e offerta.
Per rilanciare il lavoro si deve continuare nell’opera di miglioramento e di riforma del sistema della formazione e dell’orientamento professionale: gli enti accreditati e le scuole professionali sono luoghi importantissimi per la creazione di quelle competenze necessarie alle imprese e alle industrie per i propri processi produttivi. Continuare nell’opera di reindirizzo e di efficientamento degli enti e delle scuole verso offerte formative congrue alla realtà produttiva è vitale, mettendo fine a corsi di orientamento e professionali generici e percorsi formativi non supportati da riscontri oggettivi sulla loro utilità pratica.
L’industria ha un’importanza fondamentale nel generare lavoro e benessere. Perseguendo gli obiettivi del programma “montagna sostenibile” e “impresa 4.0” compito della pubblica amministrazione dovrà essere quello di favorire al massimo l’utilizzo degli strumenti già in uso, aumentando la consapevolezza delle grandi opportunità fornite dai nostri programmi e piani operativi immaginati, declinati e finanziati dai nostri governi regionali e nazionali e facilitando i processi burocratici di insediamento. Importantissimo per continuare nell’opera di sviluppo del settore imprenditoriale/industriale è l’ottimizzazione delle opportunità offerte da Impresa 4.0 (un piano reale e concreto ma al tempo stesso visionario): maggiore accesso al credito, agevolazioni fiscali per l’insediamento e l’ammodernamento di imprese sostenibili e al passo con i tempi, una forte azione sul fronte della formazione, sia quella professionale sia quella liceale, universitaria e post universitaria (in un’ottica di vera “alternanza scuola lavoro”, perché solamente dando impulso a una programmazione che veda il lavoro come l’obiettivo principale della formazione scolastica e professionale, si può immaginare un futuro dignitoso per i nostri figli).
Il lavoro è anche elemento di riconoscimento sociale e di crescita del concetto di cittadinanza. Chi non ha lavoro è ai margini della società, così come chi è sfruttato. Compito della politica è di favorire i processi di concertazione tra le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro. L’incontro dei reciproci interessi deve diventare priorità della politica, perché solo un sano confronto tra le esigenze di chi ci mette del proprio, accettando il “rischio di impresa”, e chi produce il lavoro è condizione per uno sviluppo durevole della società. Quindi, avanti con tavoli agili di concertazione che vedano ben rappresentati imprese e lavoratori, avanti con la definizione concertata degli strumenti utili a generare lavoro e ad ammodernare le imprese che lo generano (sulla strada di ciò che è già stato fatto con i regolamenti sull’apprendistato professionalizzante, sui tirocini, sugli incentivi all’occupazione e l’auto impresa e via dicendo). Potenziare gli strumenti “concertati” è una priorità della politica, che si deve porre in primis nel ruolo di facilitatore dei processi produttivi.
Per il settore agricolo sono necessari nuovi modelli di gestione del territorio che favoriscano i piccoli comuni di media montagna che rischiano l’abbandono definitivo. Occorre incentivare il recupero delle terre con migliorie poco impattanti a difesa del territorio marginale, per limitare il rischio idrogeologico e migliorare la stabilità dei versanti.
Sempre più terreni vocati sono abbandonati con grandi rischi alle zone antropizzate. Occorre ad esempio indirizzare dei finanziamenti alla zona dei vigneti eroici che necessita di complesse manutenzioni, (viabilità-acque meteoriche-coltivazioni) talvolta vincolate da procedure e autorizzazioni che il singolo non può affrontare sia in termini economici che professionali.
Sono necessarie misure destinate all’accorpamento delle proprietà fondiarie, sia per i terreni che per i fabbricati esistenti ed è importante una semplificazione delle procedure catastali nei centri storici. La necessità è quella di recuperare il patrimonio edilizio esistente con l’obiettivo strategico di evitare il consumo di suolo.
Occorrerà altresì allocare nuove risorse nel settore agricolo: in questi anni si sono evidenziate eccessive difficoltà legate alla presentazione delle domande e ai pagamenti, ritardi esagerati e aggravi di procedura da parte di Agea, l’ente pagatore nazionale con vincoli burocratici e/o informatici impossibili da risolvere nel breve periodo sia dall’azienda che dai centri di assistenza agricola (CAA).
Inoltre, prendendo ad esempio quello che succede nel vicino Piemonte, dovrebbe essere definito un cosiddetto paniere in cui sono elencati i prodotti D.o.p e I.g.p, in cui sono stabiliti protocolli di produzione e un giusto prezzo, per garantire un reddito superiore ai titolari di azienda.
Ancora in applicazione del nuovo “Codice Forestale” sarà necessario prevedere lo sfruttamento delle risorse boschive attraverso una filiera legno per la produzione di biomasse e il recupero di terreni marginali abbandonati.
Occorre stimolare la pratica dell’agricoltura sociale che operi in rete sul territorio con enti locali, associazioni di volontariato e realtà del terzo settore. Una pratica attorno alla quale possono gravitare e trovare risposte rifugiati, detenuti, disabili e tossicodipendenti. L’impresa agricola trova nell’agricoltura sociale ragioni e prospettive di competitività economica per se stessa e le economie locali in cui opera, non separate ma, al contrario, incentivanti e premianti rispetto a quelle di utilità e servizio sociale: dando vita alla punta più avanzata di modernità e multifunzionalità sui territori e dando risposte su tre principali dimensioni: 1) servizi alla persona, asili nido, fattorie didattiche, ecc.. e di accoglienza, in particolare per gli anziani; 2) valorizzazione urbana (ad esempio con gli orti urbani); 3) inclusione socio-lavorativa, per l’inserimento e l’integrazione dei soggetti a rischio di disagio o emarginazione: soggetti con problemi di dipendenza (alcool e droga), immigrati, ex-tossicodipendenti, rifugiati politici, minori a rischio, lavoratori disoccupati; servizi di cura e assistenza terapeutica (ortoterapia, ippoterapia, ecc..), in modo privilegiato attraverso l’attivazione di reti e collaborazioni con altre strutture e spesso garantendo continuità e razionalizzazione dei servizi locali attraverso strutture, spazi e risorse dell’impresa.
Sostenere l’agricoltura e le imprese agricole è ancora più importante oggi che assistiamo a una riscoperta dei valori di comunità e di radicamento territoriale veicolata dal cibo e dal rapporto dell’impresa agricola con il cittadino consumatore che esprime un fabbisogno di apertura alle sfide globali senza paure, alla necessità e opportunità di un diverso modello di crescita economica in grado di preservare i territori e i valori – come appunto l’identità e tipicità del cibo – da cui dipende la qualità della vita della società.
L’obiettivo di rilanciare parte l’economia passa anche attraverso lo sviluppo dell’attività edilizia elaborando diversi sistemi di incentivazione e premialità volti anche a migliorare la qualità dei manufatti edilizi con interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione. Focalizzando l’obiettivo del consumo netto di suolo pari a zero, occorre stimolare interventi normativi volti al recupero del patrimonio edilizio esistente anche attraverso processi di sostituzione o riqualificazione dello stesso, specie qualora sia privo di valore storico-artistico e necessiti di adeguamento tecnologico e funzionale.
Il tema della riqualificazione (anche energetica) del patrimonio esistente diventa quindi una delle direttrici strategiche per lo sviluppo delle attività della filiera edilizia nei prossimi anni. Un tema strategico non solo per le imprese e per lo sviluppo, ma anche per tutta la collettività.
Occorre anche mettere in campo politiche per la casa capaci di garantire una risposta rapida sia alla forte domanda sociale che a quella del ceto medio in difficoltà. Risposte che devono essere sostenibili sia dal punto di vista economico che sociale. Risposte che consentano ai giovani di emanciparsi e seguire i propri percorsi di studio, professionali e sentimentali. Risposte che favoriscano la mobilità sociale e che riducano il più possibile i rischi di esclusione sociale e ghettizzazione. Risposte per tutti coloro che oggi alloggiano in case popolari e meritano di abitare in un contesto sicuro e decoroso. Risposte che interpretino le esigenze di una società dinamica che richiede flessibilità. Risposte che sposino anche i principi dell’efficienza energetica e del risparmio economico per gli inquilini. Risposte che limitino il più possibile il consumo del suolo.
Il produrre e fare economia in Valle d’Aosta deve essere valorizzato. La Regione dovrebbe farsi promotrice della creazione di un marchio ombrello Valle d’Aosta.
Il progetto del marchio ombrello ha come obiettivo l’unione delle forze e lo sfruttamento del potenziale sinergico, caratteristiche essenziali per accrescere la forza dell’impatto sul mercato. Con il marchio ombrello i singoli marchi si presentano sul mercato con un denominatore comune, senza tuttavia rinunciare alla loro identità ma rafforzando il loro marchio. Il marchio ombrello VdA dovrebbe raccogliere marchi e prodotti sotto un tetto comune, formando sinergie tra turismo, agricoltura (legandosi al paniere dei prodotti D.o.p e I.g.p sopraesposto), artigianato e industria. Tutti i settori si arricchiscono reciprocamente: il paesaggio che conferisce ai prodotti di qualità una nota emotiva e nel contempo i prodotti si fanno ambasciatori del territorio. Il marchio di qualità è un segno di riconoscimento che comunica e garantisce ai consumatori la provenienza valdostana e processi produttivi che seguono criteri di qualità elevati, selettivi e obiettivi. Il rispetto dei vari criteri di qualità stabiliti dovrà essere garantito da enti di controllo indipendenti e accreditati.