Ambiente, per un’economia circolare come nuovo modello integrato di produzione, distribuzione e consumo.
Il 18 aprile scorso il Parlamento UE ha approvato un pacchetto sull’economia circolare che prevede che ci sia una percentuale di riciclo dei rifiuti urbani pari al 55% nel 2025 e del 65% nel 2035 e una riduzione al 10% dei rifiuti in discarica.
Le politiche di tutela ambientale quindi stanno sempre di più assumendo un ruolo centrale nella definizione delle strategie europee e, di conseguenza anche in quelle nazionali.
La sfida è duplice, conservare e tutelare per le generazioni future e assumere per tempo le iniziative atte ad affrontare gli scenari imminenti indotti dal cambiamento climatico.
La preservazione dell’ambiente è ancor di più un elemento centrale per una Regione a forte vocazione turistica come la Valle d’Aosta dove peraltro gli effetti del cambiamento climatico sono ancor più evidenti rispetto ad altre regioni europee a causa dell’innalzamento delle temperature ben più alto della media europea. Ricordo che già gli scenari a 5 – 10 anni evidenziano casistiche di aumento dei fenomeni di dissesto geologico, casi di penuria di disponibilità di risorsa idrica nel mondo agricolo, penuria di neve sulle stazioni sciistiche a media/bassa quota.
Tali fattori di rischio possono per contro diventare elementi di opportunità ripensando ad esempio un’offerta turistica estiva pensata per le persone che fuggono dal calore delle città oppure investendo in innovazione nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficientamento energetico, della mobilità sostenibile e più in generale nella green economy. Altrettanto importante è promuovere a livello nazionale il riconoscimento economico dei servizi ecosistemici resi dalle zone montane.
Negli ultimi anni, il modello economico circolare si è molto evoluto e a nostro avviso rappresenta il futuro per lo sviluppo di un’economia sostenibile, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento delle materie prime, i processi produttivi e l’adozione di modelli di distribuzione e consumo. Avendo ben chiaro che le risorse naturali non sono infinite e non bisogna sprecarle, ma questo non deve impedire la crescita del lavoro e dello sviluppo tecnologico. Questo può avvenire se si mettono in campo strategie e modelli di mercato che tengano conto della salvaguardia della competitività dei vari settori e che, grazie alle ultime scoperte in campo tecnologico e scientifico facciano del riuso, riciclo e recupero delle risorse da valorizzare, in uno scenario in cui anche i rifiuti si trasformano da problema in risorsa.
Grande spazio per questo modello è presente nella distribuzione dei beni alimentari, ma anche da questo modello economico le Imprese agricole regionali possono trarne profitti, attraverso il riuso degli scarti agricoli ad esempio. Il compito dell’istituzione è quello di mettere in campo progetti e sostegno, anche attraverso la semplificazione amministrativa che spesso limita le possibilità in questo campo.
Occorre implementare un sistema integrato di gestione delle eccedenze alimentari creando sinergie per sensibilizzare le imprese del territorio magari promuovendo riconoscimenti (esempio bollino zero sprechi) a beneficio delle stesse, realizzare “modelli di prossimità” che possano sfruttare circuiti veloci tra la consegna dei beni ed offerta/consumo degli stessi.
Appare dunque necessario affrontare le sfide future mettendo a punto piani regionali coordinati tra loro (PTA, PEAR, Piano trasporti, Piano aria, PRP, GPP, etc.) e strategie regionali di sviluppo sostenibile e di adattamento al cambiamento climatico.
L’obiettivo sarà quello di assicurare, nei diversi settori, quelle attività che risultano strategiche per perseguire il raggiungimento di un livello di qualità ambientale e dei servizi ottimale e che consenta la presenza di attività produttive che risultino sostenibili per la tutela delle persone e dell’ambiente. In sintesi:
a) Gestione rifiuti urbani: completamento della riorganizzazione dei sistemi di gestione dei rifiuti, sia a livello locale, attraverso i SubATO, che a livello regionale con l’avvio dell’esercizio dei nuovi impianti di trattamento dei rifiuti, secondo quanto previsto dal Piano regionale di gestione dei rifiuti del 2015;
b) Gestione rifiuti speciali: maggior coinvolgimento delle associazioni di categoria per assicurare una gestione dei rifiuti speciali secondo le priorità stabilite dalle normative comunitarie e regionali, con particolare riferimento alla gestione dei rifiuti inerti da demolizione, costruzione e scavo, nonché dei materiali inerti da scavo, al fine di raggiungere le percentuali di recupero stabilite dalle normative comunitarie, entro la scadenza del 2020;
c) Rifiuti contenenti amianto: avviare un programma operativo, in accordo con gli enti locali, di dismissione delle coperture in amianto risultanti dal censimento già redatto dall’ARPA della Valle d’Aosta, sulla base delle priorità di intervento definite da tale censimento, prevedendo anche appositi finanziamenti;
d) Bonifica dei siti contaminati: assicurare la soluzione delle problematiche ambientali connesse con la presenza di contaminazioni di rilevanza regionale;
e) Tutela delle acque dall’inquinamento:
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assicurare la soluzione delle problematiche connesse con i procedimenti di infrazione comunitaria per il mancato rispetto dei termini di adeguamento per la realizzazione di reti fognarie ed impianti di trattamento, attraverso la realizzazione e l’avvio dell’esercizio dei due impianti comprensoriali di Pont-Saint-Martin e di Chambave;
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disciplinare in merito alle attività di controllo e di autocontrollo gestionale dei depuratori delle acque reflue urbane al fine di migliorare la qualità degli scarichi e, di conseguenza delle acque superficiali.
f) Informazione e sensibilizzazione: potenziare le attività di informazione e sensibilizzazione nel settore della tutela dell’ambiente nel suo complesso attraverso anche protocolli ed accordi con le associazioni di categoria e gli enti interessati, al fine di individuare modalità informative adeguate a seconda degli utenti a cui riferirsi.
Fondamentale, per poter mettere in atto azioni efficaci e sinergie, è raggruppare in un unico dominio le competenze in materia ambientale ora sparpagliate in diversi Assessorati, ad esempio i temi dell’energia, dell’acqua, delle aree protette, della pianificazione paesaggistica e territoriale.
L’ottimizzazione della suddivisione delle competenze non è da sola sufficiente per affrontare le sfide future. Se le politiche ambientali sono destinate a diventare uno dei perni dello sviluppo futuro occorre rafforzare il team di persone dedicato. E’ dunque altrettanto importante che l’Amministrazione regionale, alla luce dei vincoli imposti sulle nuove assunzioni, adotti delle azioni di ridistribuzione del personale interno in funzione delle mutate esigenze mettendo in atto dei percorsi formativi atti ad evolvere e riqualificare il personale interno, specie quello di fascia C2 cui attualmente si può pensare di attingere unicamente in uno scenario di crescita professionale.