Lo sport fa due grandi cose: quello praticato genera benessere, salute, contribuisce a definire il sé e la relazione con gli altri, mentre quello di vertice, produce spettacolo e ispirazione.
Lo sport è un linguaggio universale, capace di arrivare in ogni angolo del mondo, superare barriere linguistiche. I suoi grandi campioni possono rivolgersi a platee planetarie, hanno in mano una piattaforma più forte di ogni totalitarismo politico o religioso. Nelle fibre di quel tessuto di una maglia da calcio c’è una passione che fa battere il cuore nello stesso modo a un diseredato come a un miliardario. La storia stessa dello sport si intreccia con la storia del mondo e, più in generale, con geografia, sociologia, antropologia, arte, scienza, letteratura, politica.
Lo sport è un fatto sociale totale, dunque è anche un fatto culturale, ovvero straordinaria espressione, insieme spirituale e fisica, capace di educare la testa prima, o almeno insieme, che il fisico. Per tutti questi motivi la collocazione scelta per l’inserimento dello sport nella nostra Costituzione, l’articolo 33, è quella ideale, anzi è la più suggestiva. Lo sport proprio lì, fra arte e scienza, ma non solo: l’articolo 33 è un ponte fra l’articolo 32 che difende il diritto alle cure e alla salute nella forma universalistica e l’articolo 34 che invece tutela il diritto all’istruzione. La formula scelta sarà: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme” e quel verbo “riconoscere” è un verbo forte, che determina la dignità di un diritto. E allora il neonato “diritto allo sport” avrà necessità di politiche pubbliche per poter essere reso accessibile senza differenza di genere, di età, di orientamento sessuale, di talento, di abilità o disabilità, di provenienza geografica, soprattutto di disponibilità economica, perché non è un segreto che nel nostro Paese, fino ad oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, fa sport solo chi se lo può permettere. Sarà una rivoluzione epocale e succederà molto presto. Sono il primo firmatario di questa proposta che dall’estate diventerà realtà con consenso unanime dei due rami del Parlamento e con enorme orgoglio rivendico il ruolo decisivo che il Partito Democratico ha giocato per arrivare a questo successo.
(Mauro Berruto)