Neanche un anno di Governo Meloni, e quest’estate sono miseramente crollate tutte le promesse elettorali.
Tre esempi semplici:
I porti chiusi, si sono trasformati nel doppio degli sbarchi. Un carico di disperazione e di dolore che quotidianamente arriva nel nostro Paese. Un problema serio che andrebbe affrontato con umanità e con programmazione, e invece ancora una volta è ideologizzato con la solita lotta alle Ong e con una redistribuzione sul territorio dei migranti che ha investito le amministrazione comunali che debbono farsi carico del problema senza strumenti. Hanno protestato tutti i sindaci (anche quelli di centro destra) ma nulla. Si prosegue a testa bassa narrando possibili soluzioni salvifiche. La regolamentazione dei flussi migratori è cosa seria, o almeno dovrebbe esserlo.
La cancellazione del reddito di cittadinanza, con misure alternative inesistenti o paragonabili ad una mancia quotidiana, stanno lasciando le fasce più deboli della società senza un sostentamento minimo e in preda alla disperazione. È una decisione brutale che si dimentica di chi nel quotidiano non ce la fa. Di chi vedeva in quello strumento un aiuto transitorio in una fase difficile della propria vita. Ora il nulla, con conseguenze drammatiche, specialmente in territori complessi in cui inevitabilmente lo stato sociale verrà garantito da associazioni mafiose e non da uno stato che se ne va, che si disinteressa, che abbandona.
Si è capito che per il rilancio della sanità pubblica non c’è un euro da spendere. Il che vorrà dire un modello di sanità che guarda al privato, che condanna intere parti del Paese a una migrazione sanitaria e che umilia il personale sanitario già in drammatica difficoltà.
Il conclusione la prossima manovra finanziaria. Il ferragosto ci ha consegnato una certezza, la carenza drammatica di fondi. Si prospetta una manovra con un aumento delle tasse e più debito pubblico. La nota di aggiornamento del Def di fine settembre ci dirà qualcosa di più ma confezionare la nuova manovra non sarà semplice e la sensazione è che ancora una volta ci rimetteranno i più deboli.
Governare costa fatica ed è un lavoro serio.
Purtroppo l’autunno ci sbatterà in faccia una realtà dura e complessa. Finirà la perenne campagna elettorale del governo perché il conti non mentono e devono essere fatte della scelte. Sarà un duro risveglio, con buona pace di chi ha promesso la luna e ora deve fare i conti con una realtà difficile in un Paese complesso. La pagheremo tutte e tutti, la pagheranno i più fragili. Ci aspetta un Paese diviso e in affanno grazie ad un governo populista ed inadeguato che sta dimostrando che con l’ideologia e con gli slogan non si governa e non si risponde alle necessità di un paese fragile.