Lettera del Segretario: manovra economica

La differenze politiche tra il PD e un governo inadeguato come quello a guida Giorgia Meloni sono sempre più evidenti, ma si sono ancora di più palesate dopo la presentazione in Direzione Nazionale della contromanovra del Partito Democratico. Emergono due idee diverse del Paese. Quella dell’abbandono delle fasce sociali più deboli del Paese a fronte di investimenti inutili e onerosi come quelli del ponte sullo stretto, e la contromanovra del PD che promuove invece l’idea di porre maggiore attenzione a una distribuzione più diffusa con grande attenzione ai temi sociali.

Allora un ponte in meno e più attenzione a pensioni, sanità, scuola e università pubblica e a un grande piano casa per ridare dignità a chi oggi è in difficoltà, rifinanziando tra le varie iniziative quella del fondo affitti oggi svuotato dalla destra.

Ancora trasporto pubblico gratuito per i più giovani, un accelerazione sul tema delle comunità energetiche e sul finanziamento delle fonti rinnovabili, la stabilizzazione nella pubblica amministrazione per fare funzionare meglio la macchina a fronte di sfide epocali come il PNRR.

Resta prioritario per il PD un salario minimo, che interesserebbe tre milioni e mezzo di cittadini e cittadine ora abbandonati in un far west salariale che di fatto crea nuovi poveri.

È stato un pomeriggio proficuo quello della direzione che ha davvero messo nero su bianco delle differenze siderali tra chi in campagna elettorale ha fatto promesse e basta e che oggi si trova al palo, e chi invece come il PD immagina una manovra finanziaria seria con un’idea di distribuzione e promozione di un paese delle opportunità per tutti e tutte.

Peraltro la manovra Meloni sta ottenendo un piccolo record. È criticata da tutti. Imprese, associazioni di categoria, sindacati. Temo non sarà un caso, ma al di là della legittima critica politica il timore vero è che l’incapacità conclamata di dare risposte del governo picchierà duro sulla società. Non sarà banale per nessuno, ma soprattutto per chi già oggi è in difficoltà (basti pensare al numero dei poveri in costante aumento). Il cosiddetto fronte comune e la necessità di una proposta alternativa a questo governo resta un’urgenza. Bisogna farlo seriamente. Lo dobbiamo alle nostre idee, lo dobbiamo a chi non ne può più del populismo imperante che vive di slogan ma che poi carte alla mano non da nessuna risposta se non promuovere una manovra pericolosa, divisiva, che creerà maggiori emergenze  sociali. L’esatto contrario della nostra idea di società e di Paese.

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