Vorremmo un giorno non dover più contare i numeri delle vittime. Vorremmo un giorno smettere di ripetere che il ricatto economico, l’annientamento psicologico, la relazione di possesso e controllo, non sono altro che violenza. Vorremmo che fosse chiaro. E sconfitto. Ma quel giorno ci pare lontano ogni volta in cui le notizie parlano di femminicidio. “Siamo ancora lì” ci capita di pensare. Da gennaio 2023 è successo in Italia per 106 giorni. 106 donne uccise. Il Ministero della Salute ha da poco aggiornato i dati: 87 sono le donne ammazzate in ambito familiare o affettivo. Di queste, 55 sono vittime dei compagni o di ex. Più di una donna su tre ha subito nella vita un qualche tipo di violenza fisica o sessuale. Il 62,7% degli stupri sono commessi da partner. L’Istat segnala inoltre che nella maggior parte dei casi la richiesta al 1522 avviene soprattutto dopo una violenza fisica o psicologica. Per comprendere meglio il fenomeno, bisogna tenere in considerazione che quando le violenze sono multiple, spesso è quella economica, oltre a quella fisica, ad essere associata alle altre. Infine, 1 donna su 4, tra coloro che contattano i servizi, ha paura di morire.
Guardando al nostro contesto, in Valle d’Aosta il Centro Antiviolenza ha visto da gennaio a novembre 65 nuovi accessi, 10 in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Le donne che si sono rivolte al Pronto Soccorso sono invece 250. In tutto, nel 2022, erano 151. La maggior parte (200) sono italiane, 17 provengono da paesi extraeuropei e 10 dall’Europa. Nel 33% dei casi la violenza avviene in un ambiente domestico, nel 32% in strada, il restante 35% riguarda i contesti di lavoro e gli esercizi pubblici. La Casa Rifugio “L’Arcolaio” ospitava nel 2020 9 donne, nel 2021 sono state 17, nel 2022 16.
L’analisi dei dati può indicarci due strade, probabilmente coesistenti. La prima ci presenta un fenomeno in aumento, una crescente richiesta di aiuto potrebbe essere sintomo di un crescente numero di vittime. L’altra ci fa supporre che stiano funzionando i mezzi di informazione e divulgazione e che il sommerso stia venendo a galla, che le donne riescano con meno difficoltà ad accedere ai servizi. Tuttavia, a mio avviso la questione rimane ed è prioritaria, sia per significato che per tempistiche: perché non riusciamo ad intervenire efficacemente sulla prevenzione? Per questo abbiamo bisogno di un cambiamento radicale della matrice culturale. È necessario abbandonare quell’idea per cui la violenza verbale è goliardia, per cui l’insulto provocatorio e sessista può essere giustificato. Bisogna educare alla relazione paritaria, distorta oggi da quegli afflati prepotenti di patriarcato che vedono nel controllo e nel potere l’unica possibilità. E no, non cadiamo nel rischio di fare di questo tema una questione di età. Anzi. Il Centro Donne contro la violenza fa emergere da un paio d’anni l’aumento delle richieste di aiuto di giovani minorenni, vittime di violenze dei coetanei.
E poi c’è un altro tema, quello della denuncia. Solo il 15%, dati del Ministero della Salute, sceglie questa via. Perché? Spesso è la paura di non essere credute o peggio, il timore di essere colpevolizzate. Ecco che diventa fondamentale una formazione strutturata e costante degli operatori delle forze dell’ordine, delle autorità giudiziarie, dei professionisti che affiancheranno le donne nel percorso, avvocati e psicologi soprattutto.
Eppure il governo taglia i fondi. Calendarizza sì in Senato l’esame del disegno di legge per il rafforzamento del Codice Rosso, di fatto prevedendo un rafforzamento degli strumenti di prevenzione (quali ammonimento, distanza minima di avvicinamento, vigilanza dinamica) e repressione. Elementi su cui il PD è disponibile a collaborare, ha sottolineato la segretaria Schlein. “Ma non basta”, ha detto a più riprese chiedendo l’approvazione immediata di una legge che introduca su tutto il territorio nazionale l’educazione all’affettività in ogni scuola. Tuttavia Meloni decurta di oltre il 70% i fondi per la prevenzione contro la violenza. Dai 17 milioni del 2022, ce ne sono solo 5 sul 2023.
E, neanche a dirlo, la Schlein è in linea con la Convenzione di Istanbul, entrata in vigore per l’UE lo scorso 1° ottobre. “La violenza sulle donne è una censura delle società democratiche” ha dichiarato Vera Jourovà, vicepresidente della Commissione Europea per i Valori e la trasparenza. La Commissaria per l’Uguaglianza Helena Dalli aggiunse che “Solo quando le donne e le ragazze non vivranno più nell’insicurezza, nella paura e nella violenza quotidiane, vivremo in un’Unione veramente equa e paritaria”.
E in Valle d’Aosta come ci muoviamo? Ad aprile scorso il Consiglio Regionale ha approvato il Piano Triennale degli interventi contro la violenza di genere per il periodo 2023-2025. Individua tra i prossimi obiettivi la capillarizzazione delle campagne di comunicazione sociale, di progetti anti-violenza, di informazione e prevenzione. “Nel triennio” scrivono “sarà inoltre importante affrontare il tema della violenza sessista nella rete (…), coinvolgere attori diversificati tra cui enti locali, scuole, università nella produzione partecipata di iniziative”. Se da una parte l’attenzione deve stare sulla sensibilizzazione, dall’altra le risorse erano e sono sulla formazione agli operatori delle agenzie segnalanti, agli insegnanti, agli ordini professionali. Il piano ritiene poi doveroso, così come indicato anche nella Convenzione di Istanbul, il contrasto della violenza di genere anche attraverso la presa in carico degli uomini maltrattanti per cui sono state presentate le fasi iniziali del progetto nello scorso mese di settembre.
Anche la Consulta Regionale per le Pari Opportunità ha inevitabilmente scelto di inserire il tema del contrasto alla violenza tra le priorità su cui lavorare sin dal suo insediamento (nello scorso luglio). Il 25 novembre aprirà le pagine social con la promozione di una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani e ai giovani adulti, contro ogni violenza, fisica, psicologica, economica, sessuale, verbale, vissuta in casa, via web o sul posto di lavoro.
La Consulta per le Pari Opportunità e la non discriminazione del Comune di Aosta ha recentemente promosso la rassegna Miroir in cui, oltre ad alti interventi, ha presentato la Convenzione di Istanbul, dialogando con l’Ordine degli Avvocati, con l’Ordine degli Psicologi e con il Centro Donne contro la violenza.