Ho come la sensazione che le prossime elezioni europee, che naturalmente nel dibattito italiano sono molto poco europee e molto locali, saranno importanti più di quelle passate. Non per una maggiore consapevolezza sul tema, ma per il non banale problema che abbiamo alle porte dell’Europa una guerra. L’auspicio che resti alle porte è la speranza di tutti, ma gli ultimi giorni non ci tranquillizzano per nulla da questo punto di vista. Invasioni dello spazio aereo tra Paesi vicini, ci fanno dire che la tensione sia sensibilmente salita.
Gli economisti ci spiegano, inoltre, che stiamo già vivendo un’economia di guerra perché non è necessario essere invasi. Gli effetti devastanti di una guerra, quali che siano, non si fermano al confine geografico. E allora è indispensabile e irrimandabile immaginare una politica estera europea più coordinata e immaginare un sistema di difesa unico, pensando che a oggi non esiste nemmeno un commissario europeo alla difesa.
Non si tratta di una promozione di un “nuovo esercito”, di immaginare una nuova stagione bellica europea dopo i disastri della prima parte del secolo scorso, ma di promuovere un ragionamento comune che non può essere procrastinato, anche per diventare più credibili sui tavoli diplomatici e per consentire preoccupanti fughe in avanti tipo quella francese.
E’ credibile nel mondo un’Europa che vede il presidente Macron dirsi pronto ad inviare delle truppe in territorio ucraino e vedere i leaders degli altri Paesi negare prontamente tale possibilità per evitare un allargamento della guerra?
Lascio a voi la risposta, ma intanto più Europa e meno egoismi e sovranismi è l’unica soluzione. E lo è, sia chiaro, non solo sul tema della difesa. Allora vuoi vedere che anche questa volta la destra e i progressisti non sono uguali? Per cui tocca a noi sperare e promuovere una nuova Europa. Le elezioni europee di giugno faranno la differenza.