La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne si celebra il 25 novembre, perché il 25 novembre del 1960 in Repubblica Domenicana sono state torturate e uccise le sorelle Patria, Maria Teresa e Minerva. La loro “colpa” è stata quella di impegnarsi nell’attivismo politico denunciando gli orrori e crimini della dittatura del proprio Paese. Soprannominate sorelle “Mariposas”, ovvero farfalle che si sono ribellate e la loro morte ha sollevato una presa di consapevolezza a livello mondiale sulla cultura maschilista e patriarcale che non tollerava di riconoscere alle donne l’occupazione di uno spazio pubblico e politico.
Le scarpe rosse, invece, arrivano dal Messico grazie all’artista Evelina Chavet per ricordare le vittime di violenza di femminicidio, tra le quali anche la sorella morta a 20 anni per mano del marito. Per questo il rosso è il colore del 25 novembre e di molte panchine, compresa quella del comune di Aosta.
Nel nostro Paese i dati sono allarmanti. Al 17 novembre nel 2024 sono 98 le donne uccise da un uomo, di queste 84 sono state uccise in ambito famigliare. Sono femminicidi. E’ bene ricordare che il termine femminicidio che non indica il sesso della persona morta, ma il motivo per cui è stata uccisa. Le vittime sono state uccise in quanto donne.
Le discriminazioni di genere avviene in molti ambiti, è un problema culturale generalizzato, presente in ogni momento della quotidianità. In Italia le donne guadagnano in media il 10,7% in meno degli uomini, simbolicamente dal 15 novembre al 31 dicembre è come se le donne lavorassero gratis. Il 59,7% dei laureati in Italia sono donne e con voti mediamente più alti. Dato che cambia se parliamo del mondo del lavoro. Nel 2022 ben 44.699 madri hanno lasciato il proprio lavoro dopo la nascita di un figlio. E questo si collega alla violenza economica, una violenza invisibile. Una donna senza lavoro non è autonoma e quindi più a rischio. Il 15% delle donne italiane non ha un conto intestato a suo nome. La dipendenza economica mette le donne in posizione di svantaggio e di conseguenza a rischio di subire violenza psicologica.
E’ necessario educare uomini e donne, bambini e bambine, per far si che il 64% delle donne che oggi subiscono violenza fisica o sessuale dal partner diventi consapevole di essere vittima di un reato. Educare serve a far comprendere agli uomini che un NO deve essere un NO. Per un 1 adolescente su 3 le ragazza dicono No, ma vorrebbero dire SI. Sulla giovane età l’allarme è forte. Il Centro Donne Antiviolenza della Valle d’Aosta ha registrato 61 nuovi accessi e più volte ha sottolineato come l’età si sia abbassata.
Tanto si sta facendo, tanto si deve ancora fare. La Consulta alle Pari Opportunità del comune di Aosta ha lavorato molto in questi anni per far comprendere, per approfondire, per conoscere il tema. Educare gli adulti è importante, ma lo è altrettanto per i giovanissimi e il Partito Democratico continua ad auspicare un’educazione affettiva e sessuale nelle scuole.
Qui l’ODG – 25 novembre votato in consiglio comunale il 28 novembre 2024.