Comunicato stampa – Processo Geenna e inchiesta Egomnia: se la politica regionale non cambia passo, si ritorni al voto

Le informazioni che stanno uscendo dalle carte del processo Geenna – che vedrebbero coinvolti molti esponenti del Consiglio e del Governo regionale in ipotesi di corruzione elettorale – destano sempre più preoccupazione, evidenziano una Valle d’Aosta con poche difese rispetto alle infiltrazioni mafiose, presenti da tempo, ma sempre più pervasive.
 
“Noi siamo e saremo sempre garantisti, ma queste notizie gettano ombra e discredito sulla nostra Regione, serve chiarezza e trasparenza. – afferma la segretaria regionale, Sara Timpano – Il Consiglio regionale e la Giunta facciano chiarezza e dimostrino una cambio di passo, di voler cambiare cultura e metodo di fare politica, solo per iniziare, potrebbero approvare la Commissione permanente antimafia e restituire la visibilità degli atti della Regione ai cittadini. Come fanno i valdostani ad aver fiducia nelle istituzioni se sentono notizie di scambio elettorale politico mafioso, mentre non possono neanche vedere sul sito della Regione la Delibera che autorizza una discarica privata dietro casa propria?”
 
Senza questo cambio di passo, i consiglieri regionali si prendano le loro responsabilità, votino il bilancio regionale e dopo si torni al voto.
 
Infine, la comunità del Partito Democratico della Valle d’Aosta desidera esprimere la massima solidarietà al consigliere Alberto Bertin per le minacce subite per il suo impegno in favore della legalità.

COMUNICATO STAMPA – 5 GIUGNO 2019

CRISI IN REGIONE? SI TORNI A VOTARE

 
Una delle poche certezze della nostra Regione – insieme alle liste di attesa per gli esami medici sempre più lunghe e ai giovani che faticano a trovare un lavoro – è la mancanza di una maggioranza stabile e coesa in Consiglio Regionale. Ormai è sempre più evidente la debolezza delle Istituzioni e lo stallo amministrativo conseguente, mentre l’opposizione sembra incapace di andare oltre la polemica e le sterile schermaglie. L’unica via per risolvere questa crisi è mandare a casa questo Consiglio Regionale e tornare al voto.
“Vero che la nostra Regione ha problemi di governabilità, siamo convinti anche noi che servano anche delle riforme istituzionali per risolvere questa situazione – sottolinea la Segreteria regionale Sara Timpano – ma in Valle d’Aosta ci sono anche problemi di credibilità della classe politica valdostana”. Riformare la Legge elettorale, non può essere la scusa per non ridare la parola ai cittadini. Paradossale è veder proporre modifiche a una legge, appena scritta e votata quasi all’unanimità, per dare più valore al voto dei valdostani, mentre si dimostra nei fatti di far di tutto per non tornarci al voto.
Aggiungiamo il fatto che rimettere mano alla legge elettorale, dopo neanche tre mesi dall’ultima modifica, potrebbe essere l’occasione per qualcuno di tentare di eliminare alcune delle novità introdotte con le ultime revisioni, come quelle per evitare il controllo del voto e in particolare il limite dei tre mandati.
Molti consiglieri si dicono pronti a dare le dimissioni: bastano 18 firme nel giro di tre giorni. Se veramente vogliono dare la parola ai valdostani, si dimettano, a iniziare dai consiglieri della Lega che chiedono da tempo di tornare alle urne.

COMUNICATO STAMPA – 27 MAGGIO 2019

Elezioni Europee: il Partito Democratico è la seconda forza politica della Valle d’Aosta!

I numeri di queste elezioni europee sono chiari: il giorno dopo le elezioni possiamo dire che il Partito Democratico c’è, l’alternativa alla Lega siamo noi!
Per prima cosa, ringraziamo la nostra candidata Edda Crosa, il cui impegno si è trasformato in un ottimo risultato, i volontari che hanno lavorato in questi mesi e soprattutto ringraziamo i più di 8.000 elettori valdostani che hanno deciso di darci fiducia.
I risultati di ieri ci vedono come la seconda forza politica della Valle d’Aosta: sfioriamo il 22% ad Aosta, dove in alcune zone siamo sopra la Lega, e siamo secondi in tanti altri comuni della regione. E’ un risultato che ci spinge a continuare, con ancora più impegno, il lavoro di dialogo con le persone, i territori e le associazioni.
Non possiamo però nascondere che la sfida di oggi, anche in vista delle prossime elezioni comunali, è quella di contrastare la Lega di Salvini.
“Gli elettori ci hanno dato l’incarico di essere argine all’onda nera delle destre, certo però non possiamo pensare di farlo da soli – sottolinea il segretario regionale Sara Timpano – dobbiamo mettere insieme i cittadini e le forze progressiste che non vogliono fare passi indietro sui diritti e che vogliono affrontare la questione ambientale”.

COMUNICATO STAMPA

Più che governo del cambiamento, sembra una grande ammucchiata.

Si è aperta in questi giorni, con la prima seduta del Consiglio regionale e con l’elezione del nuovo Presidente del Consiglio e del nuovo Governo regionale, la XV legislatura. Tutto questo, a detta della nuova “maggioranza”, all’insegna del cambiamento e del bene supremo dei valdostani.

Viene però da chiedersi quale sia la portata reale di questo cambiamento. Perché non è sufficiente eleggere un Presidente di Regione donna per dichiarare il cambiamento quando i cittadini vedono davanti ai loro occhi ex Assessori regionali tornare a fare gli Assessori, quando si assiste a cambi di casacca per occupare una poltrona, quando le deleghe vengono spartite in modo dubbio senza avere bene in mente come funziona la macchina amministrativa (per quale motivo ad esempio la formazione professionale è stata messa sotto l’assessorato alla Sanità?). Un programma non chiaro, la cultura non pervenuta, l’istruzione appena citata. Cosa si farà contro l’abbandono scolastico? Cosa ne sarà dell’ospedale? Quali politiche verranno messe in campo per i giovani che non trovano lavoro? Su questi interrogativi, e su tanto altro, in questi due giorni di Consiglio regionale questa maggioranza risicata, e fondata non su comunanza di idee ma su voglia di occupare posti di potere, non ha fornito risposte. Né sono chiare le modalità e le tempistiche con cui il lungo elenco di buoni propositi verrà messo in atto.

Il Partito Democratico della Valle d’Aosta non rimarrà però fermo a guardare la nave che affonda: saremo tra i cittadini valdostani che continueranno come noi a porsi queste domande e a cercare insieme a loro soluzioni concrete per uscire definitivamente dalla crisi.

A questa “maggioranza” l’onere di governare la Valle d’Aosta, ma se il buongiorno si vede dal mattino i presupposti di oggi non sono certamente buoni.

COMUNICATO STAMPA

Nuovo governo regionale.

Il cambiamento è solo a parole, alla conquista delle poltrone!

Apprendiamo che alcune delle forze politiche presenti in Consiglio Regionale “sembrano” aver trovato un accordo per la formazione del governo regionale. Bene per la Valle d’Aosta che si eviti uno stallo istituzionale, ma i presupposti iniziali ci lasciano molto dubbiosi: l’alleanza è composita ed è difficile pensare di vedere al lavoro forze che si sono sempre dette autonomiste e di sinistra, in particolare Mouv e Alpe, con la Lega. La Lega di Salvini che scheda le persone in base all’etnia e lascia i bambini in mezzo al mare. Aspettiamo di vedere le proposte programmatiche, ma al momento l’unico collante sembra la voglia di andare al governo per occupare le poltrone.

A chi crede in una Valle d’Aosta che tutela i diritti di tutti spetta ora il compito di costruire un’alternativa popolare e seria, noi lavoreremo in questo senso e siamo sicuri che tanti valdostani lavoreranno con noi.

Le persone al centro – Asse 7

Una pubblica amministrazione che funziona – assetto amministrativo, snellimento, sburocratizzazione, efficientamento amministrativo, innovazione.

Costruiamo un nuovo rapporto tra cittadini e amministrazione. Troppo spesso i cittadini si sentono sudditi nel rapporto con la pubblica amministrazione. Costruiamo una pubblica amministrazione regionale trasparente e amichevole verso i cittadini e le imprese, investendo in formazione e valorizzazione delle capacità già presenti. A tal proposito, la proposta di azioni di ridistribuzione e riqualificazione del personale interno sopracitata per le tematiche ambientali è da ritenersi valida per tutto il settore pubblico. Inoltre, per costruire una pubblica amministrazione trasparente non basta applicare meramente le leggi sulla trasparenze e contro la corruzione. Servono, infatti, nuove modalità di gestione e far entrare i cittadini nelle scelte decisionali e nella loro vigilanza (ad esempio, agevolando la nascita di progetti come le comunità monitoranti sulle opere pubbliche). Non solo l’amministrazione pubblica, ma anche tutto l’ampio settore degli enti regionali e delle aziende partecipate deve realizzare un’approfondita opera di recupero dell’efficienza e di eliminazione di sprechi e opacità.

Partendo dalla Regione, occorre ripensare completamente la macchina amministrativa che deve essere strutturata su massimo 5/7 componenti di Governo (compreso il Presidente) e orientata per obiettivi anche trasversali e non per aree omogenee. Occorre investire risorse umane sullo snellimento della macchina amministrativa, sul procedimento amministrativo. Per raggiungere l’obiettivo di una buona Pubblica Amministrazione è necessario avere dei vertici competenti. L’attuale sistema di “spoil system” nella scelta dei Dirigenti, inserito in un sistema in cui sono presenti dirigenti assunti a tempo indeterminato con qualifica dirigenziale e inamovibili indipendentemente dalla qualità del lavoro e dalla volontà di continuare a formarsi, non funziona. Bisogna andare verso l’albo unico della dirigenza pubblica e prevedere una scuola di alta specializzazione con l’aiuto dell’Univda affinché la dirigenza pubblica possa acquisire competenze più complesse, possa formarsi adeguatamente ed essere un modello di competenza ed efficienza.

Bisogna riconoscere il merito e le competenze prevedendo concorsi triennali o quinquennali con valutazioni costanti dei dirigenti e qualora non ottengano valutazioni sul merito sufficienti dovrebbe essere possibile ricollocarli come funzionari. Non più quindi dirigente a vita, ma dirigente a tempo e con obiettivi chiari specifici e misurabili e mantenimento del posto di lavoro come funzionario.

Occorre mettere in piedi una vera e propria task force con l’obiettivo primario di effettuare una vera e duratura “spending review” al fine di ristrutturare il bilancio regionale (e ridurre le spese correnti a livelli più fisiologici degli attuali che ingessano il bilancio regionale). Una seconda task force, invece, dovrebbe occuparsi di sburocratizzare e di passare al settaggio tutti i tipi di procedimento amministrativo per renderli più semplici e più veloci (e per eliminarne anche alcuni).

Una burocrazia più semplice, dirigenti più preparati, una pubblica amministrazione che aiuta il cittadino e le imprese.

Occorre inoltre realizzare la transizione verso l’amministrazione digitale. Il passaggio a un’amministrazione pubblica che agisca stabilmente mediante le tecnologie digitali necessita di ulteriori interventi.

Le persone al centro – Asse 6

Ambiente, per un’economia circolare come nuovo modello integrato di produzione, distribuzione e consumo.

Il 18 aprile scorso il Parlamento UE ha approvato un pacchetto sull’economia circolare che prevede che ci sia una percentuale di riciclo dei rifiuti urbani pari al 55% nel 2025 e del 65% nel 2035 e una riduzione al 10% dei rifiuti in discarica.

Le politiche di tutela ambientale quindi stanno sempre di più assumendo un ruolo centrale nella definizione delle strategie europee e, di conseguenza anche in quelle nazionali.

La sfida è duplice, conservare e tutelare per le generazioni future e assumere per tempo le iniziative atte ad affrontare gli scenari imminenti indotti dal cambiamento climatico.

La preservazione dell’ambiente è ancor di più un elemento centrale per una Regione a forte vocazione turistica come la Valle d’Aosta dove peraltro gli effetti del cambiamento climatico sono ancor più evidenti rispetto ad altre regioni europee a causa dell’innalzamento delle temperature ben più alto della media europea. Ricordo che già gli scenari a 5 – 10 anni evidenziano casistiche di aumento dei fenomeni di dissesto geologico, casi di penuria di disponibilità di risorsa idrica nel mondo agricolo, penuria di neve sulle stazioni sciistiche a media/bassa quota.

Tali fattori di rischio possono per contro diventare elementi di opportunità ripensando ad esempio un’offerta turistica estiva pensata per le persone che fuggono dal calore delle città oppure investendo in innovazione nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficientamento energetico, della mobilità sostenibile e più in generale nella green economy. Altrettanto importante è promuovere a livello nazionale il riconoscimento economico dei servizi ecosistemici resi dalle zone montane.

Negli ultimi anni, il modello economico circolare si è molto evoluto e a nostro avviso rappresenta il futuro per lo sviluppo di un’economia sostenibile, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento delle materie prime, i processi produttivi e l’adozione di modelli di distribuzione e consumo. Avendo ben chiaro che le risorse naturali non sono infinite e non bisogna sprecarle, ma questo non deve impedire la crescita del lavoro e dello sviluppo tecnologico. Questo può avvenire se si mettono in campo strategie e modelli di mercato che tengano conto della salvaguardia della competitività dei vari settori e che, grazie alle ultime scoperte in campo tecnologico e scientifico facciano del riuso, riciclo e recupero delle risorse da valorizzare, in uno scenario in cui anche i rifiuti si trasformano da problema in risorsa.

Grande spazio per questo modello è presente nella distribuzione dei beni alimentari, ma anche da questo modello economico le Imprese agricole regionali possono trarne profitti, attraverso il riuso degli scarti agricoli ad esempio. Il compito dell’istituzione è quello di mettere in campo progetti e sostegno, anche attraverso la semplificazione amministrativa che spesso limita le possibilità in questo campo.

Occorre implementare un sistema integrato di gestione delle eccedenze alimentari creando sinergie per sensibilizzare le imprese del territorio magari promuovendo riconoscimenti (esempio bollino zero sprechi) a beneficio delle stesse, realizzare “modelli di prossimità” che possano sfruttare circuiti veloci tra la consegna dei beni ed offerta/consumo degli stessi.

Appare dunque necessario affrontare le sfide future mettendo a punto piani regionali coordinati tra loro (PTA, PEAR, Piano trasporti, Piano aria, PRP, GPP, etc.) e strategie regionali di sviluppo sostenibile e di adattamento al cambiamento climatico.

L’obiettivo sarà quello di assicurare, nei diversi settori, quelle attività che risultano strategiche per perseguire il raggiungimento di un livello di qualità ambientale e dei servizi ottimale e che consenta la presenza di attività produttive che risultino sostenibili per la tutela delle persone e dell’ambiente. In sintesi:

a) Gestione rifiuti urbani: completamento della riorganizzazione dei sistemi di gestione dei rifiuti, sia a livello locale, attraverso i SubATO, che a livello regionale con l’avvio dell’esercizio dei nuovi impianti di trattamento dei rifiuti, secondo quanto previsto dal Piano regionale di gestione dei rifiuti del 2015;

b) Gestione rifiuti speciali: maggior coinvolgimento delle associazioni di categoria per assicurare una gestione dei rifiuti speciali secondo le priorità stabilite dalle normative comunitarie e regionali, con particolare riferimento alla gestione dei rifiuti inerti da demolizione, costruzione e scavo, nonché dei materiali inerti da scavo, al fine di raggiungere le percentuali di recupero stabilite dalle normative comunitarie, entro la scadenza del 2020;

c) Rifiuti contenenti amianto: avviare un programma operativo, in accordo con gli enti locali, di dismissione delle coperture in amianto risultanti dal censimento già redatto dall’ARPA della Valle d’Aosta, sulla base delle priorità di intervento definite da tale censimento, prevedendo anche appositi finanziamenti;

d) Bonifica dei siti contaminati: assicurare la soluzione delle problematiche ambientali connesse con la presenza di contaminazioni di rilevanza regionale;

e) Tutela delle acque dall’inquinamento:

  • assicurare la soluzione delle problematiche connesse con i procedimenti di infrazione comunitaria per il mancato rispetto dei termini di adeguamento per la realizzazione di reti fognarie ed impianti di trattamento, attraverso la realizzazione e l’avvio dell’esercizio dei due impianti comprensoriali di Pont-Saint-Martin e di Chambave;

  • disciplinare in merito alle attività di controllo e di autocontrollo gestionale dei depuratori delle acque reflue urbane al fine di migliorare la qualità degli scarichi e, di conseguenza delle acque superficiali.

f) Informazione e sensibilizzazione: potenziare le attività di informazione e sensibilizzazione nel settore della tutela dell’ambiente nel suo complesso attraverso anche protocolli ed accordi con le associazioni di categoria e gli enti interessati, al fine di individuare modalità informative adeguate a seconda degli utenti a cui riferirsi.

Fondamentale, per poter mettere in atto azioni efficaci e sinergie, è raggruppare in un unico dominio le competenze in materia ambientale ora sparpagliate in diversi Assessorati, ad esempio i temi dell’energia, dell’acqua, delle aree protette, della pianificazione paesaggistica e territoriale.

L’ottimizzazione della suddivisione delle competenze non è da sola sufficiente per affrontare le sfide future. Se le politiche ambientali sono destinate a diventare uno dei perni dello sviluppo futuro occorre rafforzare il team di persone dedicato. E’ dunque altrettanto importante che l’Amministrazione regionale, alla luce dei vincoli imposti sulle nuove assunzioni, adotti delle azioni di ridistribuzione del personale interno in funzione delle mutate esigenze mettendo in atto dei percorsi formativi atti ad evolvere e riqualificare il personale interno, specie quello di fascia C2 cui attualmente si può pensare di attingere unicamente in uno scenario di crescita professionale.

Le persone al centro – Asse 5

Per un turismo di qualità, motore dello sviluppo regionale e con un Casinò privato. Valorizzazione della cultura materiale e immateriale.

Una particolare attenzione merita il settore turistico che dovrebbe essere – nell’ottica di concentrare gli sforzi di investimento per creare occupazione – il motore principale della ripartenza valdostana, favorendo investimenti privati e continuando l’opera di ammodernamento degli impianti di risalita.

L’obiettivo deve comunque essere quello di un turismo non solo stagionale, ma di far crescere le proposte durante la primavera e l’autunno.

Molto si può fare attraverso la promozione della Regione e delle sue ricchezze, partendo ad esempio dalla nostra proposta del Marchio Ombrello Valle d’Aosta, che potrebbe costituire un volano e una garanzia anche in tempo di crisi per il turismo valdostano.

Un intervento temporaneo e condiviso tra Regione e Enti locali che dovrebbe aumentare gli investimenti e far emergere le situazioni non chiare dovrebbe prevedere l’azzeramento dell’IMU per gli immobili utilizzati per le attività ricettive. Ciò dovrebbe avvenire senza penalizzare i bilanci degli enti locali e finalizzando lo sgravio per i soggetti in regola con attività alberghiere o extra alberghiere, al fine di rinnovare il parco immobiliare ed incentivare anche la nascita di piccole nuove attività ricettive, magari creando reti di supporto (alberghi diffusi o b&b gestiti in cooperative).

Un accenno a parte ma doveroso al Casinò de La Vallée, visto che è stato l’elemento che ha inciso in maniera indiscutibile sulla consigliatura che si sta concludendo.

Non è più pensabile immettere altro denaro in nell’azienda perché la drastica riduzione delle risorse non può che obbligare la politica a scelte più oculate e prioritarie rispetto alla Casa da gioco. Diventa però anche controproducente rinunciare ad un’azienda e a delle professionalità che sono maturate nel tempo nel Casinò.

L’unica via d’uscita pare essere quella di un “concordato preventivo in continuità di gestione” che possa permettere la ristrutturazione dell’azienda e la definizione di un nuovo contratto aziendale del turismo al fine di ridurre i costi di gestione e preparare l’azienda ad una privatizzazione (mantenimento della proprietà pubblica e esternalizzazione della gestione aziendale) che possa consentire la trasformazione del Casinò da semplice luogo di gioco a elemento di intrattenimento a trecentosessanta gradi. Qualora non fosse possibile far ripartire economicamente il Casinò non sarebbe uno scandalo iniziare a pensare alla chiusura progressiva e un recupero alberghiero del Billia come albergo a 4 o 5 stelle.

Uno sguardo attento meritano anche le grandi ricchezze culturali materiali e immateriali della nostra regione che sono un patrimonio da tutelare e promuovere, provando a guardarle anche dal punto di vista dello sviluppo economico, pensando che molte persone lavorano in questo ambito e potrebbero essere anche di più.

La nostra Regione è ricca di castelli, monumenti, reperti archeologici e altri siti di interesse. In questo campo le possibilità dateci dalla nostra autonomia sono tante.

Servirebbe una diversa pubblicità dei punti museali di eccellenza, quali il Forte di Bard, il nuovo centro museale di Saint Martin de Corléans, dei castelli e dei tanti eventi culturali che si svolgono ogni anni in Valle d’Aosta: un intervento necessario per attrarre un tipo diverso di turismo. La proposta è quella di creare una Carta Unica dei Siti Regionali, che permette di accedere liberamente e ogni volta che lo si desidera, per 365 giorni dalla data di acquisto, ai siti culturali della regione aderenti al progetto, anche creando un protocollo d’intesa con la Regione Piemonte.

Per ultime, ma non per questo meno importanti, sono parte della cultura immateriale della nostra Regione anche le tradizioni e l’enogastronomia, che sono beni da promuovere e valorizzare, non solo a livello turistico, ma anche di sviluppo economico più generale, a partire dai settori dell’agricoltura e dell’artigianato.

Le persone al centro – Asse 4

Asse strategico 4: una nuova sanità territoriale, un nuovo modello di welfare valdostano.

La sanità valdostana rischia di perdere il livello qualitativo raggiunto, sia per la mancanza di personale sanitario, sia per le inefficienze strutturali del sistema. Occorre una riflessione approfondita a tutto campo che consenta, oltre agli importanti risparmi di gestione, un ambiente operativo ottimale per gli operatori così come per i pazienti.

Non dimentichiamo che la sanità è fatta di persone. Medici, infermieri, operatori sanitari che in questi anni hanno l’hanno tenuta in piedi in condizioni difficilissime, si sono sentiti trascurati e messi da parte. Questo è stato l’errore più grande: riconoscere solo a parole il loro operato senza riuscire a valorizzare a pieno le loro professionalità e soprattutto senza riuscire a garantire loro condizioni lavorative migliori.

Dobbiamo ripartire dalla centralità delle persone: degli operatori sanitari, dei malati e delle loro famiglie.

La prossima consiliatura dovrà necessariamente prendere in esame interventi lungimiranti sul tema della sanità e delle politiche sociali, anche in un’ottica di integrazione socio – sanitaria. Occorre rafforzare la prevenzione e la cosiddetta “medicina di iniziativa” poiché la prevenzione gioca un ruolo decisivo nella cura della persona. Si deve potenziare e riorganizzare la medicina territoriale che deve essere in grado di ridurre le ospedalizzazioni evitabili abbassando così i costi per il sistema sanitario.

Occorre garantire ai cittadini il pieno accesso ai servizi in tempi certi e ragionevoli intervenendo sulla gestione delle liste di attesa, magari avvalendosi delle esperienze virtuose messe in campo da altre regioni. Occorre proseguire con l’informatizzazione e la digitalizzazione della sanità favorendo la personalizzazione delle cure.

La gestione del welfare deve rimanere in capo ai comuni e, sull’esempio di quanto sta facendo il comune di Aosta, occorre uscire dalla logica degli appalti per andare verso il coinvolgimento del privato sociale mediante la “co – progettazione”.

Occorre distinguere tra i servizi che tendono a mantenere la domiciliarità dell’anziano (servizio di assistenza domiciliare, teleassistenza, accompagnamento e aiuto, socializzazione dell’anziano, assistenti di quartiere, ecc..) e strutture di assistenza per anziani (microcomunità e simili). I primi servizi per la loro flessibilità non possono che essere affidati, mediante lo strumento della co – progettazione alle imprese sociali, preferibilmente del territorio.

I secondi, essendo servizi più strutturati, possono essere gestiti sia mediante l’ausilio del privato (attraverso ipotesi di finanza di progetto), sia mediante la costituzione di una azienda pubblica (come ipotizzato dal governo uscente) che possa raccogliere sotto di sé tutti gli operatori pubblici del settore. Tale ultima soluzione, probabilmente da percorrere inizialmente, dovrà contemplare un idoneo stanziamento regionale per far fronte ai costi di gestione al fine di consentire al sistema una transizione sostenibile da un modello prevalentemente pubblico ad un modello misto.

Dobbiamo poter mantenere i livelli assistenziali raggiunti salvaguardando al contempo le professionalità e i lavoratori del settore: la gestione del welfare (inteso a 360 gradi dalla culla alla tomba) non può più prescindere dalla piena applicazione del codice del terzo settore approvato recentemente dal Governo nazionale che getta le basi per un nuovo rapporto pubblico/privato sociale basato su strumenti innovativi quali la coprogrammazione, la cogestione e la coprogrogettazione.

Occorre realizzare un’architettura di welfare moderna e innovativa fondato sul modello di accreditamento come opportunità di superamento delle gare d’appalto in cui le famiglie liberamente possano scegliere i servizi necessari ai loro specifici bisogni. La misura unica della famiglia è il presupposto necessario alla realizzazione operativa di questa scelta

La lotta alla povertà è un altro obiettivo fondamentale. Il Reddito d’inclusione, introdotto grazie al lavoro del PD nella scorsa legislatura, è stato un grande passo avanti, ma non è una misura sufficiente a risolvere il problema.

Vanno ripensate le misure regionali di sostegno al reddito e di contributi. Sono numerose e non sono collegate tra loro e a queste si aggiungono gli aiuti proposti da altri enti e da associazioni di volontariato. Il Partito Democratico propone la MISURA UNICA PER LA FAMIGLIA: per evitare opportunismi e mero assistenzialismo, qualsiasi tipo di contributo deve finire in un unico database, così che si possa misura l’entità dei contributi dati al singolo e alla famiglia. Chi si trova in situazione di difficoltà economica deve essere sostenuto creando le condizioni perché queste persone escano dalla povertà: sostegno nel trovare un lavoro, politiche della famiglia, monitoraggio delle condizioni del singolo e della famiglia.

Serve poi potenziare la rete che indirizza e accompagna la famiglia o la persona alla risoluzione del problema, con un miglior coordinamento tra gli enti e gli uffici che si occupano della questione. La persona si deve sentire seguita e valorizzata.

La lotta contro la povertà deve cambiare punto di vista, uscire dalla sola visione basata sul reddito. E’ necessario cambiare il modo con cui sostenere le persone non autosufficienti, anziani, disabili, malati (che si trovano in situazioni di difficoltà che prescindono dal reddito): il pubblico deve riconoscere queste situazioni con la creazione di politiche su misura sulla base della situazione economica e sociale di queste persone. Gli aiuti economici da soli non possono bastare: serve ripensare a una rete di sostegno e supporto.

Bisogna tornare al concetto diritti uguali per tutti, paradossalmente con la crisi siamo passati ad avere una classe media che paga tutto per intero o quasi (rette universitarie, contributi alle microcomunità, ticket sanitari). Spesso economicamente la famiglia si sacrifica perché non può permettersi la retta di un pensionato, soprattutto quando la moglie non ha la pensione propria e il marito si ammala. Crediamo che sia indispensabile diminuire le rette e i contributi ai servizi dovute dalle famiglie.

Occorre agire attraverso l’erogazione di contributi alle aziende, agli ordini professionali e alle associazioni di rappresentanza dei liberi professionisti e dei lavoratori autonomi, finalizzato a:

  • sollecitare le parti sociali ed economiche a promuovere, presso i propri iscritti e aderenti, il welfare aziendale quale strumento per aumentare la produttività e per migliorare la conciliazione vita – lavoro dei lavoratori dei rispettivi settori, nonché a beneficio delle libere professioniste e lavoratrici autonome;

  • trasferire know-how specifico e affiancare le aziende che intendono applicare o che in parte già applicano, misure di welfare orientate al benessere dei dipendenti in una logica di prevenzione di tutti quei fattori che incidono negativamente sulla motivazione, l’assenteismo, la sicurezza del lavoro, etc;

  • promuovere il benessere dei lavoratori e la conciliazione vita – lavoro, creando i presupposti per un incremento della produttività aziendale;

  • favorire la permanenza nel mondo del lavoro delle lavoratrici a seguito della maternità.

Abbiamo anche pensato ad un pacchetto di misure per i giovani per favorire l’autonomia abitativa dei giovani (studenti e non) che lo desiderano attraverso misure come: i voucher da spendere per prendere in affitto un alloggio o una stanza a canone concordato; tassazione agevolata per gli operatori che promuovono interventi di affitto a riscatto per giovani coppie; misure che sostengano i giovani che, responsabilmente, avviano percorsi di risparmio casa.

Nell’ambito di queste politiche non abbiamo dimenticato i nuovi bisogni d’abitare degli anziani. L’allungamento della speranza di vita media fa sì che emergano bisogni nuovi legati alla qualità dell’abitare per queste categorie di persone. Le proposte che avanziamo ad esempio: portierato sociale per anziani autosufficienti ma comunque bisognosi; incentivi per la realizzazione di servizi e alloggi protetti dedicati ad anziani autosufficienti.

In questi anni ha conquistato il primo piano nel dibattito il tema dell’HOUSING SOCIALE. L’obiettivo dell’housing è quello di creare le condizioni per aiutare il ceto medio in difficoltà e consentire ai nuovi ceti emergenti con un livello di reddito discreto ma insufficiente rispetto ai prezzi del libero mercato, (giovani famiglie, immigrati regolari, giovani liberi professionisti) di raggiungere una propria autonomia. Per farlo si conta di incrementare il patrimonio immobiliare a uso abitativo a prezzi sostenibili attraverso l’offerta di alloggi di edilizia residenziale da realizzare con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati, destinati alle categorie sociali svantaggiate nell’accesso al libero mercato degli alloggi in locazione nell’ottica di realizzare un mix sociale. Dal mix tra investimenti pubblici e privati potrebbe arrivare una parte della soluzione agli antichi e gravi problemi dell’accesso alla casa. Si tratta da questo punto di vista di reinterpretare il ruolo del pubblico come elemento facilitatore nel percorso di autonomia abitativa, utilizzando gli strumenti che possono essere messi a disposizione dal mercato e dai privati a vocazione sociale. In questo quadro un ruolo centrale e decisivo potrà essere giocato dal mondo cooperativo che rappresenta allo stesso momento un “mezzo” per aprire le porte di una casa a migliaia di famiglie e un “modo” di concepire la comunità come bene comune. L’idea di fondo è da condividere: oggi più che mai è necessario il ruolo del pubblico per favorire meccanismi virtuosi tra pubblico e privato nelle sue varie forme.

Spreco alimentare, donazioni e solidarietà sociale.

Mercoledì 9 maggio, nella biblioteca di Viale Europa, abbiamo parlato di spreco alimentare, donazioni e solidarietà sociale insieme all’Onorevole Maria Chiara Gadda, promotrice della legge n.166 del 2016 c.d legge sullo spreco alimentare, e all’avvocato Gabriele Sepio, estensore dei decreti di riforma del Terzo settore. A introdurre la serata Luca Tonino, candidato nella nostra lista per le elezioni regionali e membro della direzione regionale, che ha rilevato come “in campagna elettorale vale un po’ tutto, ma il programma del Partito Democratico non è pieno di promesse irrealizzabili. Un Assessore regionale uscente mi ha detto in questi giorni che le campagne elettorali sono fatte per sognare. Come PD in questa difficile campagna elettorale abbiamo scelto di non portare slogan dirompenti né promesse mirabolanti, abbiamo scelto di raccontare le cose come sono e di raccontare il sogno di mantenere inalterati, nonostante i grossi tagli al bilancio della nostra regione, i livelli di welfare e di attenzione alla persona.”

Di attenzione alla persona ha parlato anche l’Onorevole Gadda sottolineando come la legge “definisce per la prima volta chiaramente i termini di “spreco” ed “eccedenza”, e assegna a quest’ultima un ruolo prioritario. La donazione di prodotti in eccedenza o non utilizzati è stata fino ad ora vissuta dalle imprese come una scelta costosa, costellata da oneri burocratici; oggi attraverso la legge 166/2016 abbiamo definito un quadro normativo chiaro ed estremamente semplificato rispetto al passato, in grado di coordinare disposizione civilistiche, fiscali, igienico-sanitarie. Oggi sappiamo “chi può fare che cosa, e con quale responsabilità”. È una legge che ci permette di guardare sia al futuro, aiutando a non sprecare risorse, sia al presente, creando un senso di comunità e di attenzione ai bisogni delle persone che in questo momento storico ci sembra perduto.”